Un tavolo nazionale di concertazione per affrontare le sfide future che attendono i piccoli produttori tradizionali di cibo di qualità.
15 Май 2005 | Italian
“Parte da oggi una nuova fase per la difesa della produzione tradizionale. Slow Food con i Presìdi in questi anni ha richiamato su di essa l’attenzione del mondo istituzionale, del mercato e dei media; ma non basta più: da oggi, prima che sia troppo tardi, dobbiamo cominciare a ragionare per creare una struttura organizzata, composta da enti di controllo, università, Regioni e Slow Food, che si faccia carico delle problematiche di questo comparto nel suo complesso ed eserciti il potere di lobbying presso le istituzioni europee.”
Così Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, ha concluso oggi a Capo d’Orlando gli Stati Generali dei Presidi italiani, organizzati da Slow Food e dalla Regione Sicilia — Assessorato all’Agricoltura. “Dalla discussione di questi tre giorni è emerso che i marchi DOP e IGP non bastano. Serve uno strumento più agile e adeguato alle piccole produzioni. Un’ipotesi emersa dal dibattito è quella di partire dagli elenchi già esistenti dei prodotti artigianali tradizionali (PAT), definendone meglio, a livello nazionale, i criteri d selezionei, magari affidandone il controllo e la tutela alle Regioni, anche di fronte alle istituzioni europee”.
Mentre sulla piazza antistante il Teatro comunale si svolgeva un affollato e variopinto mercato con la presenza dei numerosi prodotti aderenti ai Presìdi siciliani, dal pane nero di Castelvetrano alla provola dei Nebrodi, all’interno produttori, rappresentanti delle istituzioni, tecnici e dirigenza di Slow Food si confrontavano per lanciare un messaggio chiaro e conclusivo della tre giorni siciliana.
Durante il question time numerose sono state le domande cui i responsabili di Slow Food, di concerto con esperti e funzionari coinvolti nel settore, hanno cercato di rispondere. Molte di queste riguardavano il campo delle normative igienico-sanitarie, che diventano spesso un modo per l’industria agroalimentare di occupare sempre più ampi spazi di mercato. I Presìdi Slow Food, avanguardia di tutto un settore che sta cominciando a organizzarsi e a prendere coscienza delle proprie potenzialità, sono diventati la punta di diamante del made in Italy gastronomico italiano. E solo una miope visione da parte dell’agro-industria può interpretare questo fenomeno in termini di concorrenza piuttosto che di traino e creazione d’immagine.
Da Aldo Grasselli, presidente della Confederazione italiana dei Veterinari e Medici della Prevenzione, la proposta di attivare momenti istituzionali di confronto e di scambio a livello locale che affrontino senza contrapposizioni sterili le problematiche specifiche delle produzioni, privilegiando la componente preventiva e dialettica rispetto a quella repressiva, creando un rapporto costruttivo tra chi lavora la materia prima e chi deve monitorare i rischi per la salute pubblica.
Diverse le proposte su cui Slow Food comincerà a lavorare all’indomani degli Stati Generali dei Presìdi. Prima fra tutte l’idea di un tavolo di consulenza legale e di concertazione tra produttori e istituzioni: non è più possibile che siano solo i grandi gruppi economici a dettare le leggi che regolamentano la produzione agro-alimentare. E da parte di diversi rappresentanti istituzionali è giunto l’invito a Slow Food perché diventi ufficialmente il punto di riferimento per tutta la produzione locale e artigianale e ne assuma il coordinamento: è necessario che un unico soggetto porti avanti quell’azione di lobbying che essa non ha la forza di sostenere per la frammentarietà e il numero delle aziende da cui è composta.
Изменить мир с помощью еды
Узнайте, как вы можете восстановить экосистемы, сообщества и свое здоровье с помощью нашего набора инструментов RegenerAction.