Stati Generali dei Presìdi italiani: parte dalla Sicilia il dibattito sulla tutela della piccola produzione agroalimentare tradizionale.
13 Май 2005 | Italian
«I Presìdi negli ultimi dieci anni sono stati come cantieri navali, che hanno rimesso in sesto una flotta di piccoli vascelli – quella della tradizione alimentare di qualità – sopraffatta dai grandi transatlantici dell’agro-bussiness».
Forse ispirato dal mare limpido di fronte al suggestivo anfiteatro greco di Tyndaris (Patti, ME) Carlo Petrini, Presidente di Slow Food ha utilizzato questa metafora come spina dorsale dell’apertura dei lavori degli Stati Generali dei Presìdi Italiani. «Ma i mari sono perigliosi, con frequenti attacchi di pirati e rischi di ammutinamento» ha proseguito Petrini rivolgendosi a una platea di oltre 400 produttori dei Presìdi, ricercatori universitari, responsabili istituzionali, dirigenti dei Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole e Forestali. «E oggi i pirati della situazione si possono annidare nella burocrazia europea e in tutte le fasi della filiera produttiva. Ma se voi avrete la forza di governare i vostri vascelli senza ammutinamenti – ovvero senza trasgredire i disciplinari di produzione – diventerete un esempio per altre flotte più deboli ma con le stesse potenzialità, come quelle dei produttori di tutto il mondo convenuti a Terra Madre».
La “tre giorni” siciliana di Slow Food si era aperta con il saluto di Pippo Venuto, sindaco di Patti, e di Maria Costanza Lentini, Sovrintendente ai Beni Culturali di Messina, seguiti dall’appassionato intervento di Felice Crosta, Dirigente Generale dell’Assessorato Agricoltura e Foreste della Regione Siciliana. «Non basta la tipicità, ci vogliono anche sicurezza, tracciabilità e qualità» ha detto Crosta. «I Presìdi hanno funzionato proprio per la loro capacità di coniugare questi tre fattori. E qui, in Sicilia, una delle regioni italiane più ricche di biodiversità e dove i Presìdi sono ben 32, essi hanno ottenuto sensibili aumenti di prodotto venduto, di prezzo, di occupazione e di nuove aziende create».
«Di tutti i fattori» gli ha fatto eco Petrini, «mi fa piacere sottolineare soprattutto l’aumento dei prezzi, perché una produzione di qualità deve essere rispettosa dell’ambiente, e oltre certe quantità questa esigenza non è più rispettata. Il prezzo, invece, è un fattore di gratificazione, di equità sociale che solo un consumatore cosciente – che d’ora innanzi chiameremo co-produttore – è disposto a sborsare.»
Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità, che ha seguito dal suo nascere il progetto dei Presìdi Slow Food, è intervenuto entrando nel merito di un argomento su cui verte la pratica quotidiana di questa associazione: “Le aspettative pressanti della piccola produzione locale non possono essere tutte risolte dal progetto dei Presidi, che sono ormai arrivati a 200 solo in Italia e sono un esempio e un’avanguardia. Per i 4000 prodotti tipici italiani, la soluzione deve essere un ombrello legislativo che colmi le lacune lasciate dalle Dop e IGP, che sono troppo costose e impegnative dal punto di vista dell’iter burocratico. Le istituzioni regionali, legate al territorio, possono essere l’elemento su cui fondare un nuovo tipo di certificazione e di tutela.
Questa esigenza è comune anche delle nazioni extraeuropee: ma ancora più delicato si fa il discorso rispetto all’entrata dei nuovi Paesi dell’Est, perché è chiaro che l’attuale sistema non è favorevole alla piccola produzione tradizionale. Siamo qui riuniti anche con la speranza che questo mondo ritrovi slancio vitale e ottimismo”.
Molti dei problemi che stanno vivendo oggi i piccoli produttori sono emersi dalle testimonianze di Marco Boschetti, del Presidio del salame casalingo di Mantova, Gian Domenico Negro, del Presidio della Robiola di Roccaverano, Franco Saccà, del Presidio del Pane Nero di Castelvetrano, Leo Bertozzi, in rappresentanza dei produttori del Parmigiano Reggiano, e di Giuseppe Licita, Corfilac – Consorzio della Filiera Lattiero Casearia.
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