SPECIALE SALONE DEL GUSTO / TERRA MADRE – Buono, pulito, giusto e…sacro

27 Oct 2008 | Italian

L’ultimo incontro tra Terra Madre e il Salone del Gusto si è svolto all’insegna della spiritualità e della sacralità del cibo.
Moderati da Carlo Petrini, si sono confrontati Enzo Bianchi, priore della Comunità di Bose e Satish Kumar, amico e discepolo di mahatma Gandhi, monaco induista all’età di nove anni, che in tre anni ha percorso 15 000 km a piedi in Asia scoprendo la “chimica dell’ospitalità”.
A legare questi due fini intellettuali, oltre alla profonda conoscenza delle religioni, è l’amicizia per Ivan Illich, scrittore e teologo austriaco controcorrente, che ha saputo coniugare spiritualità e impegno sociale, creando il concetto di “convivialità” contrapposto alla produttività.
Bianchi ha immediatamente voluto chiarire il concetto di “sacro”, visto come “cosa da rispettare”: «Di conseguenza anche il cibo può essere sacro. Nella storia della Chiesa ha un ruolo centrale, la regola di San Benedetto prevedeva un capitolo dedicato interamente alla misura del cibo». Ha poi analizzato alcune pratiche che legano la Chiesa al cibo: «Perché i monaci pregano prima dei pasti? Non tanto per ringraziare, ma per sottolineare la sacralità del momento, creando così una “distanza” tra sé e il cibo. Siamo soliti stare in silenzio, ma i nostri pasti sono un capolavoro di comunicazione, vogliamo accogliere l’altro. Per l’uomo moderno è diventato solo un carburante, da consumare come e quando si vuole. Il cibo è sicuramente necessità, rappresentata dal pane, ma anche gioia, come il vino, bevanda non necessaria, ma che porta felicità»
Kumar ha raccontato il legame tra alimentazione e filosofia indiana: «Krishna, il più importante aspetto di Dio, era un pastore, che ha dedicato tutta la vita alle capre, diventando la divinità degli agricoltori. Si racconta che prima di uscire di casa chiedeva sempre di mangiare del burro. Oggi invece il cibo è solo un oggetto di consumo, crea economia».
Ha poi ricordato il rapporto tra Gandhi e l’alimentazione: «Insegnava che amare il cibo è un’espressione di gratitudine».
Entrambi i relatori si sono soffermati sul problema della malnutrizione, Kumar ha utilizzato la metafora dell’albero e del supermercato: «Avete mai visto un melo negare un frutto a qualcuno o chiedere la carta di credito, provate invece a entrare in un supermercato e pretendere una mela senza pagarla, vi cacceranno, salvo poi sprecarne in abbondanza. Il cibo in natura non è né discriminazione, né spreco, oggi invece è così. Gli economisti hanno creato la “paura della scarsità”, che in natura non esiste: il seme è il simbolo dell’abbondanza per eccellenza, perché in potenza diventerà frutto e nutrirà» .
Bianchi ha continuato il ragionamento: «Il cibo è destinato oggi al singolo e non più alla collettività. L’uomo a tavola è egoista, non sa condividere. Occorre riscoprire la sacralità dello stare a tavola…insieme!»

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