SPECIALE CHEESE 2007 – Parchi e pastori: chi protegge chi?
23 Sep 2007 | Italian
Si è svolto stamattina alle 11.00, presso l’Auditorium della Cassa di Risparmio di Bra la conferenza Parchi e pastori: chi protegge chi? Sono intervenuti: Silvio Barbero – Segretario Slow Food Italia, Franco Benaglia – segreteria tecnica Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Silvia De Paulis responsabile Presìdi Slow Food Abruzzo e responsabile servizio Agro Silvo Pastorale dell’Ente parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Riccardo Fortina consigliere Wwf Italia, Nunzio Marcelli pastore, allevatore e presidente Arpo (Associazione regionale produttori ovicaprini), Ippolito Ostellino direttore dell’Ente di gestione del parco fluviale del Po (tratto torinese), Marzia Verona scrittrice e ricercatrice.
Silvio Barbero, illustrando l’interesse di Slow Food per la figura del pastore custode di antichi saperi, soggetto che interagisce in modo diretto con il territorio, ha sottolineato la situazione di estrema criticità in cui attualmente versano la pastorizia e gli uomini che lavorano nel settore. Al giorno d’oggi, in una società prevalentemente urbanizzata, risulta difficile capire il ruolo del pastore, uno dei più antichi mestieri legato indissolubilemente all’ambiente rurale; e questo deve farci riflettere sugli attuali modelli di sviluppo, perché includano questa attività come una risorsa e non come un’attività residuale da tollerare.
Secondo Silvia De Paulis, responsabile dei Presìdi Slow Food in Abruzzo e funzionario del Servizio agro-silvo-pastorale dell’Ente parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, il primo passo da compiere va nella direzione di trovare il giusto equilibrio tra la salvaguardia del territorio e la tutela di chi quei luoghi li ha vissuti e preservati (come i pastori), tenendo presente che la qualità delle produzioni è strettamente connessa a quella dell’ambiente da cui provengono. La conciliazione tra le esigenze dei vari soggetti presenti sul territorio (Enti parco, istituzioni, pastori) diventa il punto di partenza per proteggere e arricchire il patrimonio ambientale e culturale, il paesaggio e la biodiversità.
Il principio della concertazione e della mediazione è stato ripreso e ribadito anche da Ippolito Ostellino, direttore dell’Ente di gestione del parco fluviale del Po (tratto torinese), convinto che la missione delle aree protette non sia di tutelare tout-court la natura, ma di salvaguardare un territorio in cui coesistono specie protette, paesaggio, flora, pastori e tradizioni.
La parola è passata poi a chi quotidianamente pratica la pastorizia. Nunzio Marcelli, pastore, allevatore e presidente Arpo (Associazione regionale produttori ovicaprini) ha esordito con un dato: il 90% di pastori in meno negli ultimi trent’anni. Numeri allarmanti che non si giustificano solo con la presenza di predatori nelle aree protette: le cause vanno ricercate infatti in politiche mai abbastanza impegnate nella tutela dei pastori custodi e sapienti gestori dell’ambiente ecologico del territorio.
Riccardo Fortina, consigliere Wwf Italia, ha parlato della principale finalità delle aree protette, consistente nell’agevolare il rapporto tra ambiente, razze e prodotti favorendo in particolare la coesistenza di animali selvatici e allevati e il corretto rapporto di entrambi con la flora dell’ambiente in cui vivono. Franco Benaglia della segreteria tecnica Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha garantito la disponibilità delle istituzioni a operare e collaborare per difendere la pastorizia e far fronte alle esigenze dei pastori, mentre la scrittrice e ricercatrice Marzia Verona ha provocatoriamente esposto alcuni dei falsi legati alla figura del pastore.
La sfida è di rilanciare la figura e il ruolo del pastore informando i consumatori, riportando l’attenzione sulle numerose problematiche esistenti e costruendo una nuova modernità intorno ai luoghi e ai saperi dei pastori, come ha concluso Silvio Barbero al termine della conferenza.
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