Slow Food lancia una nuova rete nazionale in Kenya

05 Mar 2015 | Italian

L’Assemblea Generale annuale dei 24 Convivia di Slow Food in Kenya, che si terrà a Nakuru il 10 marzo, sarà l’occasione per inaugurare la creazione di un nuovo ramo nazionale. Il comitato eletto avrà il compito di coordinare e gestire le attività e i progetti all’interno del paese.

La nuova leadership consoliderà le strutture esistenti e svilupperà le iniziative di Slow Food già presenti sul territorio. Il Kenya ha una rete attiva piuttosto fitta grazie alla presenza di importanti rappresentanti di Slow Food, come John Kariuki, vicepresidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità e membro del Consiglio Internazionale di Slow Food per l’Africa centrale e orientale, e Samuel Karanja, membro del Consiglio Internazionale di Slow Food per il Kenya, ma anche grazie a tutti i contadini e attivisti coinvolti nei progetti.

In Kenya, Slow Food ha individuato 34 prodotti dell’Arca del Gusto (tra cui, ad esempio, il miglio wimbi e il tè Gitugi), istituito 7 Presìdi Slow Food* e creato 219 orti con un’ampia diversità di colture. Questi ultimi fanno parte del progetto dei 10.000 orti in Africa**. Gli orti sono sparsi in diverse zone del Kenya e comprendono orti comunitari, scolastici e familiari, come ad esempio l’orto della scuola Chazon nella Rift Valley, quello della comunità di Iveche nel Kenya centrale, e l’orto della famiglia Sikulu nella parte occidentale del paese.

Il lancio dell’organizzazione nazionale inizierà con l’intervento di John Kariuki, coordinatore delle attività di Slow Food in Kenya. Seguiranno le presentazioni dei convivia e, dopo le elezioni, i nuovi rappresentanti condivideranno le loro osservazioni. Sarà presente anche il vicepresidente di Slow Food, Edie Mukiibi, dall’Uganda, che battezzerà ufficialmente la nuova associazione nel discorso di chiusura.

I prodotti artigianali che Slow Food sta attualmente sostenendo con il progetto dei Presìdi sono i seguenti sette: la zucca di Lare, le ortiche essiccate della foresta di Mau, il pollo mushunu di Molo, la pecora di Molo, il sale di canna del fiume Nzoia, il miele degli ogiek e lo yogurt dei Pokot con la cenere. L’obiettivo per l’associazione di nuova costituzione sarà quello di sviluppare il lavoro su questi fronti e identificare molti altri piccoli produttori da sostenere al fine di proteggere il patrimonio culinario unico del paese.

Il lavoro di Slow Food in Africa è iniziato con la costituzione di una rete dopo la prima edizione di Terra Madre a Torino, in Italia, nel 2004. Da allora, la rete africana è in costante crescita. Molti studenti africani si iscrivono ogni anno  ai corsi di laurea e ai master dell’Università di Scienze Gastronomiche, nata e promossa da Slow Food. La maggior parte di loro riceve una borsa di studio: finora ci sono stati 25 studenti africani, 23 dei quali hanno ricevuto una borsa di studio; 9 studenti africani sono attualmente iscritti all’università. Quando gli studenti tornano nel loro paese d’origine, molti di loro trovano lavoro come leader nei settori della gastronomia e dell’agricoltura.

Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Stampa Slow Food Internazionale:

Paola Nano, +39 329 8321285 [email protected]

 Slow Food coinvolge milioni di persone che seguono la filosofia del cibo “buono, pulito e giusto”; una rete composta da appassionati, chef, esperti, giovani, produttori, pescatori e accademici in più di 150 Paesi. Tra loro, 100,000 soci appartenenti a 1,500 gruppi locali, che contribuiscono al finanziamento dell’associazione tramite la quota d’iscrizione e partecipano ai numerosi eventi organizzati sul territorio. Ai soci si aggiungono le 2000 comunità del cibo di Terra Madre impegnate in una produzione agroalimentare sostenibile e di piccola scala.

Presìdi Slow Food sono progetti che sostengono le produzioni di qualità a rischio di estinzione; proteggono regioni ed ecosistemi unici; recuperano metodi di lavorazione tradizionali e salvaguardano razze animali autoctone e varietà vegetali locali. Ogni progetto coinvolge una comunità di piccoli produttori e fornisce assistenza tecnica per migliorare qualità produttiva, individuare nuovi sbocchi di mercato locale e nazionale e organizzare scambi con produttori a livello internazionale attraverso le grandi manifestazioni targate Slow Food.

** 10.000 orti in Africa. Realizzare 10.000 orti buoni, puliti e giusti nelle scuole e nei villaggi africani significa garantire alle comunità cibo fresco e sano, ma anche formare una rete di leader consapevoli del valore della propria terra e della propria cultura; protagonisti del cambiamento e del futuro di questo continente.

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