Nella Giornata Mondiale dedicata al Suolo Slow Food pubblica un Osservatorio Biodiversità sul tema e rilancia la petizione europea “People 4 Soil”

05 Dec 2016 | Italian

Dopo gli oceani, il suolo è la più grande riserva di carbonio del pianeta. Un terzo di tutte le specie viventi si trova sotto la sua superficie. È un bene comune, e oggi è a rischio. 

«Stiamo distruggendo il suolo dimenticandoci che garantisce il 95% del nostro cibo. Il terreno fornisce i nutrienti e l’acqua necessari per produrre il cibo. Filtra l’acqua piovana e la rimette in circolo pulita e potabile. Regola il clima.» afferma Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. «Ci vogliono migliaia di anni per creare pochi centimetri di terreno fertile, ma bastano pochi decenni per distruggerlo e non è sempre possibile recuperarne struttura e fertilità: se il suolo è povero di vita e insalubre è impossibile produrre un cibo sano.» 

Slow Food dedica un Osservatorio della Biodiversità al suolo, evidenziando le cause della sua distruzione:

  • Industrializzazione dell’agricoltura – Fertilizzanti chimici, semi ad alto rendimento, pesticidi, erbicidi e monocolture hanno quasi triplicato la produzione agricola, ma hanno compromesso la biodiversità nel suolo e la diversità delle colture.
  • Erosione – L’acqua e il vento rimuovono parte dello strato (poche decine di centimetri) in cui si concentra la sostanza organica. Diminuisce così la fertilità dei suoli e la produttività dei terreni, in alcuni casi in modo irreversibile.
  • Deforestazione – Ogni anno sono abbattuti 7,3 milioni di ettari di foresta, pari all’estensione dello stato di Panama, soprattutto nelle aree tropicali (Indonesia, Brasile, Tailandia, Congo). La deforestazione contribuisce con una percentuale tra il 6 e il 12% alle emissioni in atmosfera di diossido di carbonio.
  • Impermeabilizzazione – È causata dalla costruzione di infrastrutture per i trasporti e dall’urbanizzazione: tra il 1990 e il 2006 in Europa sono stati impermeabilizzati 15.000 kmq di suolo. Se questa tendenza venisse mantenuta, entro il secolo si perderebbe, solo per questa ragione, un’area grande quanto l’Ungheria.
  • Inquinamento ed estrazioni – Ogni anno circa 200mila metri cubi di rifiuti radioattivi sono prodotti nel mondo e la tendenza è in costante crescita. 

Ma Slow Food indica anche la strada da percorrere per preservare la fertilità dei suoli: adottare l’agroecologia.

Il suolo è un ecosistema complesso il cui equilibrio deve essere conservato. L’agroecologia è un sistema produttivo che mantiene la fertilità, richiede meno input chimici, preserva la biodiversità e rende i suoli meno soggetti all’erosione e alla desertificazione.

Slow Food inoltre, insieme a 400 organizzazioni della rete “People 4 Soil”, ha lanciato una petizione europea per la difesa del suolo con l’obiettivo di raccogliere in dodici mesi un milione di firme in tutta Europa affinché il Parlamento dell’Unione riconosca il suolo come un bene comune e produca una legge per la sua gestione sostenibile.

Il suolo oggi non è soggetto a norme coerenti nei paesi dell’Unione europea e una proposta di Direttiva Quadro sul suolo è stata ritirata nel maggio del 2014 dopo otto anni di blocco da parte di una minoranza di Stati Membri.

Purtroppo, le attuali politiche comunitarie adottate in altri settori non garantiscono un adeguato livello di protezione per i suoli in Europa. Ma i cittadini europei hanno il diritto di partecipare direttamente all’elaborazione delle politiche dell’Unione Europea grazie all’ICE (Iniziativa dei cittadini europei): un importante strumento di democrazia partecipativa che è stato attivato dalla rete People4Soil.

Per firmare e diffondere la campagna di People4Soil clicca qui. 

Per ulteriori informazioni contattare l’Ufficio Stampa Slow Food Internazionale:

[email protected] – Twitter: @SlowFoodPress

Slow Food è un’organizzazione internazionale che s’impegna affinché tutti possano conoscere e apprezzare il buon cibo: buono per chi si nutre, per chi coltiva e per l’ambiente. Slow Food coinvolge oltre un milione di appassionati, chef, esperti, giovani, produttori, pescatori e accademici in 160 Paesi. Tra loro, 100,000 soci appartenenti a 1,500 gruppi locali, che contribuiscono al finanziamento dell’associazione tramite la quota d’iscrizione e partecipano ai numerosi eventi organizzati sul territorio. Ai soci si aggiungono le 2400 comunità del cibo di Terra Madre impegnate in una produzione agroalimentare sostenibile e di piccola scala.

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