La Fondazione Slow Food per la Biodiversità contro le decisioni dell’International Whaling Commission (IWC)
26 Jun 2006 | Italian
Con l’approvazione della dichiarazione di S. Kitts a chiusura del 58° meeting dell’International Whaling Commission (IWC), le popolazioni di cetacei si troveranno a fronteggiare un serio rischio di estinzione. La dichiarazione, che è stata approvata per un solo punto di differenza, con 33 voti a favore (tra cui Giappone, Russia, Norvegia, Islanda and Cambogia) e 32 contro (tra cui Australia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Brasile, Francia e Italia), approva di fatto la caccia alle balene come fonte di sostentamento delle comunità costiere, per la riduzione della povertà e l’approvvigionamento di cibo.
«Questa è in realtà una motivazione che non regge, con la scusa delle ricerche scientifiche o del cibo per i poveri si rischia di portare all’estinzione diverse specie di balene. Il mare continua ad essere territorio di sachheggio e di rapina, e non si tiene conto della sostenibilità e della biodiversità. La dichiarazione di S.Kitts azzera anni di battaglie in direzione della salvaguardia dei cetacei», afferma Piero Sardo, Presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus
Con la dichiarazione di S. Kitts si tutelano quindi solo gli interessi commerciali dei paesi a favore della caccia, che sottraggono così anche ai paesi minori che oggi li appoggiano quelle risorse che potrebbero essere invece elemento di attrazione e di guadagno con il whale watching e il suo indotto.
L’IWC è già stata accusata in passato di non aver assicurato un corretto regime di gestione della caccia alle balene: infatti, nonostante la moratoria adottata nel 1986, i Paesi balenieri hanno continuato a cacciare balene, e solo lo scorso anno sono stati abbattuti esemplari appartenenti anche a specie in pericolo di estinzione per un totale di 17.000 individui. Questa caccia è stata giustificata con gli interessi scientifici, ma è stato invece dimostrato con test genetici che la carne di balena raggiungeva i principali mercati per la vendita.
La Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus stigmatizza questo atteggiamento e invita tutti i cittadini dei paesi interessati a fare sentire la loro voce contro una pratica che non ha alcuna motivazione scientifica e culturale.
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