Carlo Petrini apre il quinto Congresso internazionale di Slow Food
10 Nov 2007 | Italian
Ha avuto inizio ieri (9/11) a Puebla, Messico, il 5° Congresso Internazionale di Slow Food. Di fronte a una platea di circa 600 delegati da 49 Paesi del mondo, i lavori si sono aperti con una tavola rotonda dedicata al significato profondo della gastronomia, da non considerarsi più come un semplice divertissement, ma come un sistema complesso che lega la cultura e la socialità degli uomini ai processi naturali del nostro pianeta.
Tra le numerose autorità presenti, il Governatore dello Stato di Puebla, Mario Marin Torres, ha dato il via ufficiale ai lavori, che hanno avuto il loro momento topico nel discorso di apertura del Presidente Internazionale Slow Food. Il primo atto del Congresso è stato un appello di Carlo Petrini a tutti i delegati e ai soggetti attivi nell’associazione a manifestare concretamente la loro solidarietà alla numerosa comunità del cibo di Villahermosa in Tabasco, recentemente devastata dall’alluvione che ha colpito il Sud-Est messicano. Poi, Petrini ha tracciato le coordinate del pensiero dell’associazione internazionale, all’insegna di una complessità che trae le sue origini nel Manifesto fondante del movimento, sottoscritto a Parigi nel 1989.
Secondo il Presidente di Slow Food, la forte critica contenuta nel Manifesto ai modi di produrre moderni, che “modificano la nostra vita e minacciano l’ambiente e il paesaggio”, non poteva che far presagire la definitiva presa d’atto della crisi del modello attuale di sviluppo: «È giunto il momento di cambiare filosofia, è la natura a dover porre limiti all’economia, al contrario di quello che ha sempre predicato il pensiero occidentale dominante, da Cartesio a oggi».
Questo cambiamento, «si realizzerà soltanto attraverso una riscoperta delle culture popolari, sulle quali basare lo sviluppo di tante economie locali in grado di rispettare l’uomo e la natura, di sfruttare sensatamente le risorse e di produrre reale benessere». L’economia locale, contrapposta a quella di mercato, «aiuterà l’uomo a recuperare la sua saggezza, a non perdere quei saperi contadini antichi che hanno insegnato a vivere in armonia e che hanno forgiato le nostre identità».
Identità che si esprimono e interagiscono nella grande rete mondiale che il movimento sta cercando di costruire, unendo i suoi soci ai contadini e produttori di Terra Madre. In questo modo sarà più facile garantire lo “scambio internazionale di storie, conoscenze, progetti”. Uno scambio, che secondo Petrini, «dovrà vedere sempre più protagonisti i giovani, permettendo loro di entrare in contatto con chi lavora la terra, affinché sia trasmessa la passione sacra che anima i più umili produttori di cibo buono, pulito e giusto: gratificante, sostenibile e non foriero di ingiustizie sociali». Ecco il nuovo messaggio lanciato a Puebla ai delegati di Slow Food: « È necessario che i giovani tornino alla Terra, perché se questo non avverrà non avremo futuro».
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