Un trattato che protegge gli interessi della grande industria, a scapito dei produttori di piccola scala e dei cittadini
L’Accordo Economico e Commerciale Globale (CETA – Comprehensive Economic and Trade Agreement) tra l’UE e il Canada è stato approvato oggi – con 408 voti a favore e 254 contrari – dal Parlamento europeo, nonostante la massiccia opposizione pubblica.
Il voto del Parlamento UE va contro un’ampia coalizione della società civile che si è opposta a questo trattato in Europa e in Canada. La mobilitazione contro il CETA è stata uno dei più forti movimenti democratici europei di sempre e ha raccolto in pochi mesi la voce di 3,5 milioni di persone in tutta Europa che hanno firmato una petizione contro il CETA e il suo accordo gemello, il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP).
Carlo Petrini, Presidente di Slow Food, afferma: «Gli accordi internazionali di libero scambio non funzionano e non sono utili se non servono a incrementare gli standard di produzione (ambientali e sociali) e a tutelare gli interessi dei più deboli. Questo non è il caso del CETA, non era il caso del TTIP, non quello del TPP né di quelli che verranno. Firmarli significa rinunciare alla funzione regolatrice e di indirizzo che deve essere prerogativa dei governi, per privatizzare anche i processi decisionali. Per provare a capire meglio cosa significa questo trattato: oggi in Europa ci sono circa 1300 prodotti alimentari a indicazione geografica, 2800 vini e 330 distillati. Di tutti questi, il CETA così com’è scritto oggi ne tutelerebbe 173.».
José Bové, Deputato in carica al Parlamento europeo, ribadisce: «L’accordo di libero scambio con il Canada avrà un impatto molto duro sui contadini europei e canadesi, in particolare nelle zone rurali difficili come le regioni montane. Temo soprattutto che alcuni prodotti alimentari di qualità saranno fortemente penalizzati da una falsa protezione delle DOP.
Le grandi aziende e le multinazionali sono le vincitrici oggi. Questo voto è una battuta d’arresto, ma la battaglia continua poiché il CETA deve essere ratificato da tutti i 28 stati membri. La lotta condotta a livello europeo deve essere moltiplicata nei nostri diversi paesi. Sono convinto che ci sia un’urgenza assoluta di arrestare tutti i negoziati bilaterali per rilanciare quelli multilaterali che tengano conto in particolare dei diritti sociali e ambientali e, soprattutto, della questione climatica.»
Slow Food chiede agli Stati membri di aprire una consultazione con la società civile che tuteli la democrazia, tenendo in considerazione gli interessi dei cittadini che rischiano di essere messi in secondo piano da questo trattato. È inaccettabile che i nostri governi nel fare questi accordi di libero scambio trascurino le tutele di cui avremmo diritto come lavoratori, produttori e consumatori. Detto con uno slogan, people before profit!
La battaglia della società civile si sposta adesso a livello nazionale.
*Background:
A seguito della firma del CETA da parte dei governi europei e canadesi a ottobre 2016 e i voti controversi all’interno di diverse commissioni del Parlamento europeo, il voto di oggi al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo è stata la fase finale della ratifica del CETA a livello europeo. Per il momento gran parte dell’accordo entrerà in vigore a partire dalla primavera 2017, ma il pieno accordo sarà attuato solo dopo la ratifica da parte dei parlamenti di tutti i 28 Stati membri dell’Unione europea, compresi quelli in cui la questione del CETA è altamente controversa e dovrà essere soggetto a referendum.
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Slow Food è un’organizzazione internazionale che s’impegna affinché tutti possano conoscere e apprezzare il buon cibo: buono per chi si nutre, per chi coltiva e per l’ambiente. Slow Food coinvolge oltre un milione di appassionati, chef, esperti, giovani, produttori, pescatori e accademici in 160 Paesi. Tra loro, 100,000 soci appartenenti a 1,500 gruppi locali, che contribuiscono al finanziamento dell’associazione tramite la quota d’iscrizione e partecipano ai numerosi eventi organizzati sul territorio. Ai soci si aggiungono le 2400 comunità del cibo di Terra Madre impegnate in una produzione agroalimentare sostenibile e di piccola scala.