Slow Fish 2017 – l’evento internazionale dedicato al mondo ittico e agli ecosistemi marini dal 18 al 21 maggio 2017 al Porto Antico di Genova (Italia) – vede la partecipazione delle comunità di pescatori di Terra Madre da diversi Paesi del mondo.
La rete di Slow Fish è costituita da oltre 100 comunità che praticano la piccola pesca.
Secondo la FAO, circa il 90% dei 35 milioni di persone registrate a livello mondiale come pescatori lavorano nel settore della pesca di piccola scala. Inoltre, il pescato annuale totale ascrivibile alla piccola pesca è quasi lo stesso prodotto dalla pesca industriale, nonostante i sussidi globali a favore della prima siano circa 1/5 di quelli destinati alla scala industriale.
Parteciperanno a Slow Fish i rappresentanti di alcune realtà di piccola pesca sostenibile:
La baia su cui si trova la città di Melbourne in Australia, è stata una fonte di frutti di mare per la popolazione indigena locale per decine di migliaia di anni. Oggi restano solamente dieci pescatori. Una di loro, Kat McAdam, condivide la sua esperienza di pesca a Slow Fish, insieme a Rosa Mitchell, chef di Melbourne di origini siciliane che si sta impegnando per promuovere le sardine fresche come fonte alimentare sostenibile e sana.
Dal Brasile, la comunità dei maricoltori di Porto Belo e quella degli ostricoltori delle mangrovie del Recôncavo Baiano.
Una delegazione di pescatori dei Caraibi presenta il progetto Slow Fish Caribe, che coinvolge diverse realtà, dai produttori del Presidio del granchio nero di Providencia (Colombia) alle comunità di pescatori artigianali in Costa Rica che fronteggiano la diffusione del pez león, una specie invasiva originaria dell’oceano Pacifico e Indiano. Il progetto è finanziato dall’Unione Europea per promuovere la conservazione della barriera corallina e della biodiversità costiera.
Dalla Repubblica Democratica del Congo, Slow Food Tanganica presenta a Slow Fish il progetto di tutela della biodiversità intrapreso nel lago Tanganica: uno dei più grandi laghi in Africa, e uno dei più pescosi, oggi minacciato da inquinamento, sfruttamento e pesca eccessivi, deforestazione, erosione e insabbiamento.
In Danimarca le famiglie di pescatori del Thorupstrand – la più larga zona costiera in Nord Europa – hanno messo in comune tutti i loro beni per riuscire a contrastare la speculazione, dovuta alla decisione del governo di privatizzare le attività di pesca. I pescatori sono presenti al mercato di Slow Fish insieme allo chef Kresten Kronborg, promotore dei prodotti e delle comunità locali dello Jutland.
Lidér Gòngora, Coordinatore dell’Assemblea nazionale sull’ambiente dell’Ecuador, e Esteban Tapia, referente dell’Alleanza Slow Food dei cuochi in Ecuador, raccontano il lavoro del popolo delle mangrovie che resiste ai tentativi di usurpazione. Oggi è rimasto solo il 30% dell’ecosistema delle mangrovie. Il restante 70% è stato spazzato via nel corso del tempo principalmente a opera dell’industria allevamento dei gamberetti.
La comunità di Ngaparou, sulla costa a sud di Dakar in Senegal, ha subìto una crescente pressione da parte della pesca industriale negli ultimi anni e ha creato un comitato locale di gestione – che oggi conta 450 uomini e donne – per ripartire in modo equo e responsabile le risorse. Interviene a Slow Fish Abdoulaye Papa Ndiaye, il segretario generale del Comité Local des Pêcheurs (CLP) de Ngaparou.
Sono inoltre presenti a Slow Fish: i pescatori della Loira in Francia, che hanno riqualificato il fiume e ora vogliono rielaborare un’antica ricetta, il garum degli antichi romani, una salsa fermentata ricavata dagli avanzi dei filetti di pesce; i produttori del Presidio del baccalà di Møre og Romsdal (Norvegia) che propongono nel mercato un assaggio di klippfisk (baccalà); gli abitanti di Kerkennah in Tunisia, che cercano di riportare in vita un’antica tecnica di pesca unica al mondo, la charfia.
Tutte le ultime novità su Slow Fish 2017 sono online all’indirizzo: http://slowfish.slowfood.it/, dal quale è anche possibile richiedere l’accredito stampa (http://slowfish.slowfood.it/en/homepage/462-2/).
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