Slow Food e lo studio di architettura svizzero Herzog & de Meuron hanno collaborato alla progettazione e realizzazione del Padiglione Slow Food a Expo Milano 2015. Il padiglione sarà inaugurato il 1° maggio, contestualmente all’apertura di Expo. Il 19 maggio sarà poi organizzato un evento eccezionale, durante il quale il presidente di Slow Food Carlo Petrini e l’architetto svizzero Jacques Herzog celebreranno la collaborazione e avranno modo di dialogare, nel Teatro Slow Food, sulle riflessioni comuni che sono state all’origine del progetto sviluppato per il padiglione.
Herzog & de Meuron, inizialmente coinvolti nella progettazione del masterplan per Expo 2015, rinunciarono a proseguire nell’attuazione dei lavori una volta realizzato che “gli organizzatori non avrebbero intrapreso i passi necessari per convincere le nazioni partecipanti ad evitare una convenzionale auto-celebrazione, e concentrarsi invece sul loro contributo specifico all’agricoltura e alla produzione alimentare.”
Quando Slow Food ha deciso di partecipare a Expo 2015 per far sentire la propria voce all’interno di questa piattaforma internazionale, ha riconosciuto fin da subito l’importanza della proposta di Herzog & de Meuron: creare all’interno dell’esposizione uno spazio innovativo e, al tempo stesso, in sintonia con il tema di Expo 2015 – Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita.
Herzog & de Meuron volevano concentrarsi sul contenuto della mostra, piuttosto che sulle strutture sfarzose e non sostenibili finalizzate a distrarre i visitatori dal vero scopo dell’evento. Per Slow Food la collaborazione con gli architetti svizzeri rappresentava, quindi, un’opportunità unica per progettare un padiglione speciale ispirato al modello del loro masterplan originale.
Nel 2014, Slow Food ha chiesto a Herzog & de Meuron di assumersi il compito di progettare il suo spazio all’interno di Expo. Gli architetti, accettato l’incarico, sono stati quindi nuovamente coinvolti nel sito di Expo e hanno lavorato, insieme a Slow Food, alla realizzazione del padiglione, ora in fase di compimento. Lo studio di Basilea è riuscito a interpretare al meglio la filosofia Slow Food e a tradurre il concetto di sostenibilità in elementi architettonici. Nel corso dello svolgimento del progetto, Herzog & de Meuron hanno dimostrato una comprensione profonda e accurata dei temi della biodiversità e, più in generale, dei contenuti e dello stile di Slow Food.
Carlo Petrini ha commentato: “Le mie aspettative iniziali sulla collaborazione con Herzog & de Meuron sono state superate: è stata un’esperienza di scambio e comprensione reciproca, ed è stato sorprendente ed emozionante vedere come gli architetti condividessero le nostre stesse idee in tema di sostenibilità e sul significato da attribuire agli spazi durante un’Esposizione Universale. Ogni loro suggerimento è stato coerente con la nostra filosofia, e i nostri interessi hanno coinciso sui singoli disegni e i vari elementi stilistici, rendendo la collaborazione armoniosa e stimolante. Riconosciamo in Herzog & de Meuron uno dei pochi partner commerciali che sono riusciti a capire il nostro messaggio a fondo, prestando sempre un’incredibile attenzione al dettaglio.”
Jacques Herzog descrive il Padiglione Slow Food come uno spazio in cui “i visitatori hanno la possibilità di avvicinarsi alla biodiversità guardando documenti audiovisuali e attraverso la lettura di testi chiave relativi alle nostre abitudini di consumo e il loro impatto sul pianeta. Possono inoltre incontrare e discutere con rappresentanti dell’agricoltura sostenibile e della produzione alimentare locale avvicinandosi alla ricchezza della biodiversità agricola e alimentare.”
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* Slow Food coinvolge milioni di persone che seguono la filosofia del cibo “buono, pulito e giusto”; una rete composta da appassionati, chef, esperti, giovani, produttori, pescatori e accademici in più di 150 Paesi. Tra loro, 100,000 soci appartenenti a 1,500 gruppi locali, che contribuiscono al finanziamento dell’associazione tramite la quota d’iscrizione e partecipano ai numerosi eventi organizzati sul territorio. Ai soci si aggiungono le 2000 comunità del cibo di Terra Madre impegnate in una produzione agroalimentare sostenibile e di piccola scala.