Ospite d’onore della quinta edizione di Slow Fish, il Commissario europeo per gli affari marittimi e la pesca Maria Damanaki ha aperto questa mattina la manifestazione.
Secondo il Commissario, per risolvere i problemi legati al mondo della pesca occorre una grande riforma che preveda decisioni a lungo termine, le uniche che possano davvero incidere sul quadro generale; decisioni che riguardino nuove modalità di pesca rispettose delle aree e degli animali sensibili o a rischio. L’Unione Europea ha chiesto a ciascun Paese membro di presentare un proprio piano nazionale sulla pesca, in modo poi da poter valutare l’opportunità di deroghe alla normativa europea in favore dei piccoli pescatori. Deroghe che però non riguarderanno, in nessun caso, il novellame. Il Commissario ha poi spostato l’attenzione sulla pesca illegale, che oltre a essere deleteria dal punto di vista ambientale, distorce i mercati e danneggia i pescatori onesti: per contrastarla, l’anno scorso si è provveduto alla tracciabilità elettronica del pesce. Vige inoltre un sistema a punti in base al quale, i pescatori illegali scoperti grazie ai controlli degli ispettori dell’Unione Europea, se ricevono una serie di multe possono perdere la licenza.
Per quello che riguarda l’acquacoltura, quando questa è sostenibile può essere un’ottima soluzione sia per combattere l’overfishing sia per la creazione di nuovi posti di lavoro.
Quanto agli stock la cui pesca è ritenuta sostenibile, oggi sono 37, nove in più rispetto a due anni fa, mentre quelli la cui pesca era assolutamente vietata sono passati da 14 a 11: due segnali sicuramente incoraggianti. A fronte di un discreto ottimismo, la Damanaki ha però ricordato che le proposte della Commissione che presiede devono essere votate dai parlamentari europei. Così si deve spesso scontarsi con l’immobilismo, l’opposizione legata a interessi politici o economici. Ecco perché è importante che la società civile venga coinvolta in queste tematiche: citando Rita Levi Montalcini, «una società civile globale può creare le condizioni per ridurre l’impatto ambientale».
Roberto Burdese all’apertura della cerimonia ha voluto ringraziare il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali che anche quest’anno ha patrocinato la manifestazione.
Carlo Petrini ha sottolineato quanto il Commissario Europeo stia facendo nella difesa del mondo della pesca sostenibile e nella promozione del consumo responsabile. Il presidente di Slow Food inoltre ha voluto esprimere la sua solidarietà ai lavoratori di Fincantieri che rischiano il posto di lavoro. Petrini ha ricordato che il 16 settembre 1972 era il varo della Mihelangelo e quanto fosse orgogliosa allora la Liguria e l’Italia intera. Un raffronto con il mondo dei piccoli pescatori, anch’essi in questo momento non sufficientemente tutelati rispetto a un disastro ambientale che li condanna ad una lenta estinzione. «Un’assurda politica consumistica non è più sostenibile» ha concluso Petrini.
Il Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando: «L’apertura di questa quinta edizione di Slow Fish coincide con una drammatica vicenda industriale che potrebbe mettere a rischio molti posti di lavoro. Mi viene in mente perché pensare una Liguria senza cantieri e senza piccole realtà della pesca è inimmaginabile. L’educazione alla pesca sostenibile è una delle vocazioni più importanti di Slow Fish e noi abbiamo imparato molto da questa esperienza comune con Slow Food e Carlo Petrini. In questa regione nessuno ha pescato un rossetto, un bianchetto o un cicciarello. È stato già difficile perdere una stagione, ma pensare di perderne due è per noi impossibile. Qui si tratta di rinunciare a tradizioni e culture di intere generazioni. La Liguria è una regione in cui c’è meno pescosità rispetto a altre realtà, ma registriamo un ritorno ad attività quali pesca e agricoltura. I liguri sono gente seria che ama il mare e lo rispetta e che accetta anche dei no, ma è necessario salvare le realtà che rispettano le regole».
Pierluigi Vinai, Vice Presidente di Fondazione Carige, ha sottolineato come MareTerra di Liguria, progetto di Fondazione Carige realizzato da Slow Food Liguria, persegua gli stessi obbiettivi dell’associazione della chiocciola: preservazione del territorio e formazione delle nuove generazioni con Presìdi, Mercati della Terra, Orti in Condotta.